Ormai prossimo all’agognato “otium” desidero salutarvi con un post che, approfittando del riposo estivo, vorrei vi stimolasse serenamente ad alcune riflessioni. E’ un bel po’ che mi frulla per la testa il termine collezionista che, a dispetto delle desinenze, non fa rima con fermodellista (o ferromodellista http://www.ferromodellista.it come si definisce Giuseppe Risso). Sarà filosofia da ombrellone, sarà chiacchiera da bar ma...
museo Ogliari |
… non posso fare a meno di interrogarmi su come io voglio vivere questo hobby affascinante: il post di oggi nasce prima di tutto come stimolo per me. Libero ognuno di divertirsi come meglio crede e non è certo nello spirito di questo blog moralizzare sulle scelte delle persone. Tanto di cappello ai collezionisti appassionati, dotati di insaziabile desiderio di approfondimento, fanciullesco spirito di conoscenza, slancio all’incontro con l’altro. In fondo collezionare significa raccogliere ed il raccolto è, per antonomasia, speranza di vita. Non sono costoro che vorrei spronare: da questi ho magari da imparare! Quanti di noi (fermodellisti appunto) si sono invece ridotti, sì signori “ridotti” è il termine giusto, ad accumulare modelli di locomotive e carri e carrozze nati per muoversi su un plastico o su un diorama ben fatto, perché si sentono incapaci di dare ai loro modelli la cornice che meritano ? E’ a costoro che vorrei dire: “cambiare si può!” Certo ognuno seguendo la propria inclinazione, cominciando dai passi più semplici, magari facendosi dare la mano come bambini che imparano a camminare. Seguite le orme del prof. Ogliari oppure abbandonate il consesso dei ferromodellisti!
Non è necessario dedicarsi a plastici modulari e all’esercizio ferroviario realistico: mi rendo conto che questo può spaventare, anche se partecipare ad un raduno Fremo costa solo il viaggio ed il soggiorno e non occorre portare nient’altro che se stessi e la voglia di giocare. Riferimenti ideali però se ne possono trovare: da Enrico Milan a Giovanni Muzio, uno dei “maestri” della mia amata scala N, il belga Jacques Le Plat e gli statunistensi John Allen e Carl Arendt. Chiamate alla santità (fermodellistica, s’intende!) che devono spronarci a fare, sperimentare, confrontarci, dare vita ai nostri sogni attraverso una personale strada al fermodellismo. Da protagonisti, attivi e propositivi, liberi dai bisogni indotti dale ditte produttrici che vorrebbero invece ammantarsi di munificenza, trasformando i nostri acquisti in punto di partenza verso un viaggio organizzato ma aperto al nuovo, osando come innamorati e pronti a migliorarci dai nostri errori.
A proposito di innamorati mi chiedo come mai sono rare le donne che praticano il fermodellismo: perdonatemi la divagazione ma ve l’avevo detto che questo sarebbe stato un post da ombrellone. La domanda sarà forse banale ma m’ incuriosisce.
Vignano ristrutturato |
Le vacanze estive, che auguro a tutti voi di poter godere, ci lasciano un po’ di respiro dalla frenesia della vita moderna e, in genere, più tempo per leggere e pensare. Provate a cercare, come ho fatto io, notizie sulle persone citate. Scoprirete per esempio che Milan, commerciante, editore ma prima di tutto modellista proponeva trent’anni fa un modellismo che oggi non è attuale, è addirittura moderno. E come egli si è permesso di infrangere la presunzione di Rivarossi di controllare il mercato italiano ed i suoi modellisti facendo realizzare da Roco per gli appassionati del bel paese la 626 in scala esatta, così Muzio ha rincorso i propri sogni realizzando con ingegno e materiali poveri un numero ed una varietà strabiliante di locomotori, carri e carrozze, tracciando il solco di un modellismo attivo e libero dalle soggezioni dell’industria modellistica, anticipando quanto oggi la disponibilità di computer, camere digitali, fotoincisione a prezzi accessibili rende possibile ad un sempre maggior numero di appassionati. Non tiro in ballo l’esercizio ferroviario nemmeno ricordando Le Plat che propugna un modellismo come spettacolo globale, capace di far sognare chi lo realizza e chi lo ammira, dotato di una capacità di studio, di sperimentazione, di compromesso realizzativo che hanno fatto scuola e l’hanno reso un mito vivente.
Ferbach |
Non dobbiamo provare niente a nessuno, non è una gara, non si vince nulla. Possiamo però diventare persone più contente di noi stesse, delle nostre capacità, in grado di apprendere e correggerci dagli insuccessi, di incontrare altre persone con rispetto e senza pregiudizio. Possiamo pure realizzare un plastico più grande e più bello di quello costruito da John Allen ma se restiamo sempre uguali saremo già morti perché non c’è vita senza evoluzione.
Plastico Muzio |
Ovunque ozieremo, in riva al mare o al lago, o in cima ai monti, auguro a me e a voi di ricaricarci completamente per affrontare con la dovuta energia le sfide che il lavoro e lo studio, la famiglia, e la vita tutta ci proporranno. E di rigenerare anche l’entusiasmo per l’hobby del fermodellismo. Sono certo che il nostro hobby vissuto in questo modo attivo ed entusiasta non richiede creme protettive. Collezionisti non scottatevi!
kit di montaggio (alcuni riferimenti)
Ciao Antonio,
RispondiElimina"scopro" solo oggi il tuo blog!
E' un piacere leggerlo, ma tu lo sai bene, condividiamo la stessa "filosofia" di giuoco.
Un abbraccio