Dopo una pausa purtroppo lunga riprendiamo il nostro discorso lasciato in sospeso, riaffermando un concetto che ormai mi avete sentito esprimere più volte.
Lo scopo della ferrovia è trasportare passeggeri e merci da una località all’altra secondo le esigenze delle comunità umane. Quindi la realtà è fatta di linee ferroviarie da punto a punto ed è quello che stiamo cercando di riprodurre sul nostro plastico dove la nostra aspirazione è
potersi divertire tanto in poco spazio. Il traffico passeggeri deve prevedere stazioni dove i treni fermano o transitano secondo il loro rango: per questo abbiamo la stazione in vista e la stazione fantasma che rappresenta il “resto del mondo”. Per il traffico merci sono necessari degli insediamenti produttivi, ovvero realtà che generino un traffico di carri pieni / vuoti. Come per i passeggeri la nostra stazione fantasma rappresenterà le destinazioni e le provenienze dei carri movimentati nella parte in vista.
Per aiutarci a chiarire anche quello che potrebbe essere la nostra inclinazione dobbiamo chiarire in primis la differenza tra un diorama e un plastico, per quanto piccolo. Possiamo paragonare il diorama ad una foto del reale il cui lo scopo è riprodurre fedelmente uno scorcio ferroviario ben preciso, ambientato nel passato o a noi contemporaneo; spesso appassionati di ferrovie e attenti collezionisti realizzano diorami per regalare ai rotabili in loro possesso una degna ambientazione. A volte si sente parlare di diorama operativo: è un diorama dove il realismo viene accresciuto da semplici manovre di rotabili coerenti con l’ambientazione scelta. Può essere che noi vogliamo riprodurre in realtà questo e non realizzare un plastico.
Questo, che sia ovale, rettangolare, a moduli o come preferite, è la rappresentazione verosimile di una realtà ferroviaria a partire da un prototipo reale, e ad esso variamente fedele, oppure di fantasia (quello che gli anglosassoni chiamano freelance) dove il movimento dei treni costituisce l’anima ed il motivo per cui il plastico stesso viene realizzato. Questo non toglie che esistano plastici mozzafiato che sono solo passerella per i treni che vi si muovono: chiediamoci cosa vogliamo prima di passare alla fase costruttiva!
Personalmente sono attratto dal traffico merci che trovo sia la maggior fonte di divertimento in un plastico d’esercizio (“plastico d’esercizio” la considero una tautologia dopo tutto quello che abbiamo detto in questo blog). Quindi nel nostro ovale dobbiamo assolutamente realizzare un insediamento produttivo. E’ tempo di migrare dalle teutoniche segherie a qualcosa di più casalingo, familiare e magari più divertente.
Del team track, o binario di piazzale, abbiamo già parlato nel post “Meglio piccolo … che niente”. Proviamo ora a considerare quale traffico potrebbe generare un “Consorzio Agrario”. Cos’è? direte voi. E’ un’organizzazione di agricoltori, costituiti in forma di società cooperativa, su base provinciale o interprovinciale, per la fornitura di beni e/o servizi utili all’attività imprenditoriale agricola o per la commercializzazione delle loro produzioni. Molto diffusi nell’Italia del secondo dopoguerra sono andati progressivamente riducendosi dalla fine degli anni ottanta e possono rappresentare un tipico insediamento italiano raccordato alla ferrovia, in grado di generare traffico merci.
Carri in arrivo - chiusi tipo G/F (carichi di concimi, mangimi, sementi, utensili, sacchi vuoti, corda, ecc. o vuoti); pianali tipo K/R (trattori, presse, macine, per gli agricoltori associati, o vuoti); chiusi tipo I refrigerati vuoti, ripartono pieni (frutta, fiori, carni macellate); Aperti tipo E vuoti o carichi di legna da ardere, sabbia per edilizia.
Carri in partenza - Pieni: tipo I refrigerati con carni e pollame, frutta e ortaggi,fiori, ecc); aperti tipo E vuoti o carichi di patate, barbabietole, zucche, ecc.; chiusi tipo G/F/H (prodotti confezionati in palletts, per es. confetture, vino in bottiglia, conserve, oppure carichi di bestiame); pianali tipo K/R ripartono vuoti o con macchinari agricoli destinati a manutenzione.
Per avere un esempio funzionale e che ci permette di renderci conto dell’ingombro di un Consorzio agrario si guardi al modulo fremo di Valle realizzato da Alex Corsico (http://www.fremo-net.eu/2229.html?&L=13 la quinta foto dall’alto).
Come vedete questa realtà è in grado di generare un traffico merci molto variato la cui intensità è proporzionale alle dimensioni della città e provincia servita e della stazione cui fa capo. Nel nostro caso sarà un piccolo Consorzio con un traffico numericamente limitato ma sempre vario e divertente. C’è ancora un piccolo sforzo da fare per poter gestire felicemente il nostro movimento merci.
Non mi riferisco all’appensantire i carri come descritto nel post “L’insostenibile leggerezza…” ma al codificare i fabbisogni del nostro Consorzio Agrario (o di qualunque insediamento produttivo vorremo collocare sul nostro plastico): dovremo realizzare una tabella nella quale, per ogni giorno della settimana è specificato quali e quanti carri arrivano e ripartono. Nel prossimo post vedremo in pratica come faccio io.
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